Tassi europei e tassi italiani
12 giu 2014 | 3 min di lettura | Pubblicato da Redazione M.
Un nostro lettore nelle scorse settimane si poneva una domanda: ma perché non adeguare i tassi dei mutui italiani a quelli del resto d’Europa? Tale domanda, posta dal signor Luca, merita quantomeno un tentativo di risposta, che va data alla luce della comprensione di come sia effettivamente la situazione dei mutui europei se confrontata con quella del nostro Paese. Ci aiuta in questo il più recente report trimestrale reso disponibile dalla European Mortgage Federation, che pone la sua attenzione sull’ultimo trimestre del 2013.
Stando al rapporto, nonostante il taglio dei tassi Bce che ha portato il parametro molto vicino allo zero, lo scorso anno lo spread aggiunto dalle banche ai tassi base in tutta Europa è cresciuto di 200-225 punti base, e quel che si scopre è che l’Italia, tutto sommato, è un Paese nella media. Se infatti da noi, in media, i tassi fissi di lungo periodo (10 anni o più) si sono attestati al 4,73% nel quarto trimestre 2013 (in calo dai 4,83% del terzo trimestre), identico risulta il tasso in Olanda, leggermente più conveniente quello in Danimarca (4,27%), decisamente più conveniente in Germania (3,04%). In Romania i tassi sono altissimi: nell’ultimo trimestre dell’anno scorso si è superato il 6%. Per quanto riguarda invece i “representative rates” (definiti come i tassi al netto delle altre spese bancarie e senza considerare sconti o agevolazioni fiscali), questi si sono attestati in Italia al 3,19% nell’ultimo trimestre 2013. Più o meno come Francia e Germania, che segnano rispettivamente un 3 e un 2,85%, e allo stesso livello della Gran Bretagna, che vede un 3,14%. Notevolmente meno convenienti i Paesi dell’Est, con l’8,69% dell’Ungheria, il 5,2% della Polonia e il 5,02% della Romania.
In generale, il mercato dei mutui europei mostra un aumento del 10% annuo negli importi lordi erogati, a fronte di un +4,5% trimestrale, in calo rispetto al periodo precedente che aveva fatto registrare un +8,6% trimestre su trimestre. A guidare il mercato è stata la Gran Bretagna, caratterizzata da bassi tassi e da una domanda di immobili in costante aumento, cosa che sta facendo preoccupare alcuni analisti in vista di un possibile rischio bolla. Nel Paese della Regina gli importi lordi dei mutui sono aumentati del 31,6% (in euro) anno su anno. Bene anche Germania e Francia (+6,7 e +23,5%) , ma anche Ungheria (con una crescita annua del 8% per quanto riguarda i mutui concessi in euro), e la Romania, il cui mercato dei mutui è stato spinto da quello immobiliare, aiutato dal cosiddetto piano Prima Casa, responsabile di circa il 60% della crescita immobiliare dell’anno. Il dato netto dei mutui concessi in questo Paese è passato dai -130 milioni di euro del terzo trimestre 2013 ai +186 del quarto trimestre.
Può essere interessante dare un’occhiata agli andamenti dei prezzi delle case nei Paesi europei. Se nel complesso sono di fatto scesi – sempre secondo l’EMF – va fatta una distinzione tra nazioni nelle quali i prezzi hanno visto un aumento (Irlanda, Uk, Svezia, Germania) e quelle che hanno visto invece vistosi cali (Italia, Olanda, Spagna, Portogallo), per ragioni facilmente immaginabili. Per fare un esempio, in Irlanda i prezzi residenziali sono saliti del 6,3% (con il picco del 15,3% di Dublino). In Ungheria i prezzi delle abitazioni hanno visto una contrazione del 2,5% annuo. Gli aumenti dell’Iva in Francia (dal 7 al 10%) sono invece in parte responsabili di un aumento di prezzi che altrimenti, forse, sarebbe stato più contenuto, mentre in Germania i prezzi sono rimasti sostanzialmente invariati con un calo trimestrale dello 0,7% per le abitazioni unifamiliari e un aumento dello 0,3% per gli appartamenti. In Italia, rispetto al 2010, la contrazione dei prezzi residenziali è stata del 9,3%.
12 June 2014 di Floriana Liuni
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