Mutuo e cohousing
23 mag 2017 | 3 min di lettura | Pubblicato da Floriana L.
Sarà perché il bisogno (di risparmiare) ha aguzzato l’ingegno, o perché la solitudine dell’uomo globale sta iniziando a diventare sempre più pesante e spinge a riscoprire dimensioni comunitarie ormai lontane nel ricordo, come quelle dei condomini o delle strade di quartiere di alcuni decenni fa, ma anche in Italia, dopo aver spopolato da molto tempo nel nord Europa, si è affacciato il fenomeno del cohousing. Ponendo le premesse per avere successo.
Il cohousing è una filosofia abitativa basata sulla condivisione degli spazi domestici da parte di una comunità costituita di persone, finalizzata a ridurre l’impatto ambientale da un lato, e alla creazione di un ambiente di umanità condivisa dall’altro. Nei progetti di cohousing ad esempio sono gestite in comune non solo le spese di manutenzione o le bollette, ma anche i servizi sociali come la cura degli anziani e dei bambini, i cui costi e oneri sono sostenuti da tutti gli inquilini.
Il cohousing si realizza in diversi modi, di cui il più completo è quello che prevede che la comunità di persone concepisca da zero un progetto abitativo e ne segua passo passo la realizzazione, commissionando ad una ditta prescelta la costruzione di un edificio pensato per contenere spazi per gli alloggi privati e spazi per la vita in comune, dotati di tutti gli accorgimenti possibili per l’efficienza energetica, come ad esempio avvenuto di recente a Milano nel progetto CoVentidue curato da Cohousing.it che ha dato nuova vita ad un immobile di proprietà del Comune, ma da tempo occupato in maniera irregolare. Può anche avvenire che un gruppo di cohouser può occuparsi della riqualificazione di edifici già esistenti, svolgendo così un importante ruolo nell’urbanistica.
Ma cohousing è anche, più in piccolo, la decisione di un proprietario di una casa divenuta troppo grande per sé di cederne una parte a qualcuno che sia qualcosa di più che un semplice coinquilino. Diversi sono ad esempio i casi di anziani rimasti soli che scelgono di accogliere in casa inquilini più giovani, vendendo loro una parte della proprietà.
Cosa significa tuto ciò alla luce del tema mutui? Nonostante non esistano, a quanto ci risulta, mutui appositi creati per il cohousing, pure questa filosofia abitativa si può realizzare attraverso un finanziamento a condizioni agevolate.
Un primo esempio può essere quello della comunità di cohouser che decide per la costruzione o la ristrutturazione da zero di un immobile da condividere: in questo caso si configura la possibilità di un mutuo per acquisto direttamente dalla ditta costruttrice, operazione che al momento è soggetta ad Iva agevolata (leggi qui per saperne di più: https://www.mutui.it/mutuando/cosa-accade-ai-mutui-se-aumenta-l-iva.html). In caso si tratti di prima casa, naturalmente questo mutuo prevede la possibilità di detrazione degli interessi passivi.
Non solo: trattandosi di un acquisto fatto in comune, il mutuo può essere tranquillamente cointestato fra tutti gli inquilini, che in questo modo, oltre a dividersi le spese di gestione dell’immobile, possono dividersi anche la rata (e relative detrazioni fiscali).
Nel caso invece dell’acquisto di una porzione di immobile dal proprietario, il vantaggio in termini di rata del mutuo consiste nel fatto che il finanziamento andrebbe richiesto per l’acquisto non dell’intera casa ma solo di una sua quota, il che comporta minore esborso. E lascia intatta la possibilità di detrarre gli interessi passivi.
23 May 2017 di Floriana Liuni
Floriana Liuni
22/11/2024, 13:40:46
marco
22/11/2024, 13:40:43
Floriana Liuni
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