Mutui: rate in crescita; istruzioni di sopravvivenza
Una scossa annunciata. Il rialzo dei tassi di mezzo punto percentuale da parte della Bce si ripercuote sulle rate dei mutui in essere. Ecco cosa succede nel dettaglio.
Rate più care
Aumenti fino a 50 euro al mese per i mutui con un tasso variabile. È questa la sorpresa che si troveranno coloro che hanno un finanziamento per l’acquisto della prima casa. Dopo un decennio di tassi, che erano andati anche in territorio negativo, la fiamma dell’inflazione, che sta incendiando l’Europa e gli Usa, contagia il costo del denaro, e le conseguenze si iniziano a sentire anche sui contratti di mutuo.
Non solo le voci della bolletta e della spesa, dunque, vittime dei rincari. Ora, con l’ufficializzazione della scelta della banca centrale del 21 luglio 2022, il denaro costa di più e anche il mutuo.
L’Euribor nell’ultimo mese è salito già di 25 centesimi, il parametro a un mese, e di 45 centesimi quello trimestrale, mentre l’Eurirs, indice utilizzato per i mutui a tasso fisso, è sceso di oltre mezzo punto. Il 21 luglio, sarà ricordato come la data storica per la Banca Centrale Europea che ha posto fine all'era dei tassi di interesse negativi e li ha alzati, per la prima volta, da 11 anni, di 50 punti base.
Per Facile.it gli aumenti potrebbero arrivare a 50 euro al mese. Alcune stime sull’aumento dell’Euribor calcolano che con l’aumento di 50 punti base per un mutuo di 100 mila euro, ad esempio, da estinguere in 30 anni si avrebbe un rincaro della rata mese per mese di 23,50 euro. Le simulazioni preparate da Facile.it e riferite a Eurirs considerano che se dovesse seguire l’andamento del parametro del variabile, la rata potrebbe subire un ritocco al rialzo di 50 euro già a luglio.
I mutui a tasso fisso stipulati prima di luglio invece non sono toccati da questi adeguamenti. L’indice IRS, dunque, nonostante l’aumento del costo del denaro, sta segnando una riduzione: l’IRS a 20 anni dal massimo del 2,58% toccato il 20 giugno è sceso fino al 1,99% del 22 luglio e non si esclude che possa stabilizzarsi su questi livelli. Il rallentamento, secondo gli esperti del settore finanziario, è da attribuirsi al fatto che IRS non tiene conto delle decisioni di politica monetaria di breve periodo, in quanto ha un orizzonte temporale ventennale.
Per i non addetti ai lavori l'IRS (acronimo di Interest Rate Swap) è il valore di riferimento del tasso di interessi applicato a un mutuo a tasso fisso. È calcolato tenendo conto delle oscillazioni dei mercati obbligazionari e degli accordi presi con soggetti che decidono di accettare i rischi di tali mercati con proiezioni a 15, 20 e 25 anni.
Studiare il piano di ammortamento
Per poter avere contezza degli aumenti sulle rate, il Corriere della sera ha pubblicato delle simulazioni su quanto può costare in più il finanziamento. Il calcolo da fare è prendere quanto rimane da pagare del mutuo, quello che si chiama debito residuo, moltiplicare per il tasso ipotizzato e aggiungere la quota capitale.
Inoltre un utile suggerimento è quello di analizzare il documento integrale dell’offerta del mutuo relativo al piano di ammortamento. Una tabella che presenta per ogni rata, che si andrà a pagare, la data di scadenza, il capitale residuo su cui si calcola la rata, l’importo della rata e quella che è la suddivisione tra quota di capitale e quota di interesse con volta per volta la cifra che rimane da restituire una volta pagata la rata.
E per chi si accinge a stipulare un nuovo contratto di mutuo? Bisognerebbe avere una palla di cristallo per poter prevedere le oscillazioni anche del breve periodo e cercare di capire la propria propensione al rischio di rialzi dei tassi ravvicinati e anche alla capacità di far fronte a rate più alte delle aspettative. Il dilemma, insomma, torna a essere sempre quello variabile o fisso.
Mentre per chi ha un mutuo in essere le strade da percorrere possono essere quelle della surroga, cioè provare a confrontare le offerte di altre banche e decidere di traslocare il mutuo, oppure rinegoziare il contratto in essere con la propria banca passando da un tasso variabile a un tasso fisso oppure a un tasso misto, rata protetta o con cap. Le banche però non sono mai obbligate a queste scelte.
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