Mutui in ripresa e tassi Bce
9 giu 2014 | 3 min di lettura | Pubblicato da Redazione M.
Lo scorso giovedì 5 giugno Mario Draghi ha dato a sorpresa – ma non poi troppo – l’annuncio del taglio dei tassi di interesse dallo 0,25 allo 0,15%. Una misura che, tra l’altro, va nella direzione di dare una spinta al credito e ai mutui a beneficio di famiglie ed aziende, oltre che, in presenza di bassa inflazione, ai consumi, nella speranza di far ripartire a livello continentale una crescita che sembra continuare a stagnare.
Secondo la banca d’affari giapponese Nomura, il taglio dei tassi Bce, oltre ad essere una buona notizia per i rendimenti di obbligazioni societarie e di Stato che si trovano a rendere di più, lo è anche per i prestiti alle famiglie, mutui compresi, che vedono alleggerite le condizioni di ottenimento della liquidità. E’ quindi probabile nei prossimi mesi il verificarsi di una nuova impennata nella domanda di mutui e prestiti, anche se chiedere, come si sa, non coincide sempre con l’ottenere, visto che la richiesta di garanzie da parte delle banche per autorizzare un prestito non cambierà, probabilmente, con il mutare dei tassi.
Già qualcosa si è mosso nel primo trimestre del 2014. Secondo il rapporto mensile dell’ABI (l’Associazione bancaria italiana), che ha preso in considerazione 88 banche, rispetto allo stesso periodo di un anno fa l’erogazione di mutui è aumentata di oltre il 20%, sia grazie al calo dei tassi applicati (in media il 3,39%, in calo rispetto al dato precedente che era del 3,45% e il valore più basso registrato dal luglio 2011), sia grazie al calo dei prezzi degli immobili che ha fatto tornare un po’ di coraggio alle famiglie italiane, meno restie a chiedere un finanziamento agli istituti di credito per acquistare casa.
Ad aiutare la situazione, anche l’aumento del reddito disponibile delle famiglie, che nel periodo considerato, nel 50% dei casi, era sufficiente a coprire fino al 30% della rata annua del mutuo. Un dato in crescita rispetto all’anno precedente, anche se lontana da una situazione “salutare”.
Ad essere più in difficoltà, secondo il rapporto, le regioni Lazio, Toscana e Liguria, più ricche di attrattività turistica e immobili di pregio che non hanno risentito particolarmente del calo dei prezzi immobiliari, e restano quindi ancora al di fuori della portata di molti aspiranti proprietari. Le regioni del Sud sono invece quelle che hanno maggiormente beneficiato del trend.
A fare da contraltare a questi dati, ci sono quelli di Banca d’Italia relativi al 2013, secondo cui i finanziamenti finalizzati all’acquisto di una casa elargiti dalle banche sono ammontati a 21 miliardi di euro, in calo rispetto ai 25 del 2012 anche se, secondo l’Istituto, nei primi mesi del 2014 è confermato il trend al rialzo individuato dall’ABI, con un aumento dell’8,4% nell’erogazione dei mutui rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo Banca d’Italia il calo e la successiva ripresa sono dovuti all’attesa da parte degli acquirenti, che hanno aspettato a concludere le loro transazioni dopo il 1 gennaio 2014, data in cui sono entrare in vigore alcune agevolazioni fiscali come la riduzione delle imposte di registro, ipotecarie e catastali.
9 June 2014 di Floriana Liuni
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