I mutui e il taglio BCE

Il taglio dei tassi Bce dallo 0,50% allo 0,25% ha colto tutti di sorpresa, anche perché arriva in un momento in cui gli Stati Uniti preparano il terreno per fare l’esatto contrario, dato il miglioramento del clima macroeconomico d’Oltreoceano. A fare il muso lungo sono i possessori di conti deposito, che vedono ridursi ulteriormente la già esigua rendita del proprio capitale: non una bella notizia per un popolo come quello italiano composto per lo più da risparmiatori. Meglio potrebbe andare ai detentori di titoli di Stato che, con il ridursi dello spread a seguito della mossa di Draghi, vedranno aumentare il prezzo delle obbligazioni. Bene anche per le imprese, che potrebbero risparmiare fino a 2,3 miliardi di euro in un anno (stime Cgia di Mestre) grazie al calo dei costi di rifinanziamento dalle banche. Anche se qualche dubbio è d’obbligo sul fatto che le banche recepiscano effettivamente questo calo dei tassi per trasmettere una maggiore liquidità all’economia reale.

In tutto questo, quali saranno gli effetti sui mutui casa? Bisogna distinguere: innanzitutto a beneficiarne potrebbero essere, paradossalmente, coloro che un mutuo non lo hanno ancora ma intendono contrarne uno a tasso fisso nel prossimo futuro. I tassi in questo caso infatti potrebbero abbassarsi in previsione di un andamento dei mercati che potrebbe migliorare in seguito alla maggiore liquidità in circolazione, anche e soprattutto se la mossa dell’Eurotower dovesse accompagnarsi ad un nuovo prestito LTRO. Quanto a chi è già titolare di un mutuo, se questo è a tasso fisso il beneficio è nullo, in quanto l’Eurirs – ovvero il tasso di riferimento per questo tipo di finanziamenti – è immune dai cambiamenti dei tassi Bce. Lo stesso vale per chi detiene ad oggi un mutuo a tasso variabile, che prende come riferimento l’Euribor, ovvero il tasso stabilito quotidianamente che “misura” il costo del denaro non per la Bce, ma per i prestiti tra banca e banca. Costo che ad oggi è compreso tra lo 0,13% dell’Euribor a un mese e lo 0,34% di quello a sei mesi, passando per lo 0,23% dell’Euribor a tre mesi, tassi che non verranno certo ritoccati al ribasso in quanto le dinamiche di prestito interbancario sono totalmente differenti rispetto a quelle dell’istituto guidato da Mario Draghi.

Gli unici a beneficiare del taglio dei tassi Bce saranno i titolari di mutui a tasso variabile indicizzati al tasso di Francoforte. Peccato che questi fortunati siano solo il 2% del totale, secondo quanto stimato da Adusbef – Federconsumatori. L’associazione si è comunque premurata di calcolare quale possa essere il risparmio in questi casi, prendendo come esempio mutui da 100 mila, 150 mila e 200 mila euro a 10, 20 e 30 anni trattati al 3,75 %, con l’ipotesi di un taglio dello 0,25% che riduce il tasso al 3,50%. Il calo della rata in questo caso varia dagli 11 euro mensili (132 annui) per un mutuo da 100 mila euro a 10 anni, fino ai 28 euro mensili (336 annui) per un mutuo da 200mila euro a 30 anni.

Per quanto riguarda i mutui a tasso fisso, Adusbef-Federconsumatori ipotizza che le banche, pur non potendo modificare i contratti già in essere, potrebbero però offrire contratti a tassi che incorporano la decisione della Bce, quindi dello 0,25% più bassi. Così, ad esempio, chi accenderà in futuro un mutuo da 100 mila euro a 10 anni potrebbe ritrovarsi un tasso del 5% invece che l’attuale 5,25%, e risparmiare ogni mese 13 euro, per un totale di 156 euro l’anno. Analogamente, sempre secondo Adusbef, chi accenderà un mutuo trentennale da 200 mila euro al 5% invece che al 5,25% potrebbe risparmiare 31 euro mensili per un totale annuo di 372 l’anno.

11 November 2013 di

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