Effetti sui mutui del taglio BCE
Dalla Bce un nuovo stimolo all’economia potrebbe avere ripercussioni positive sul mercato dei mutui. O no?
Certo il Governatore dell’Eurotower non sta lasciando nulla di intentato. Tagliando i tassi, già al minimo storico, allo 0,05% (e promettendo che più in basso di così non è possibile andare), Draghi sta di fatto aiutando le banche a pagare meno il proprio rifinanziamento, dando loro una maggior possibilità di avere liquidi disponibili da prestare (anche) a coloro che cercano finanziamenti per acquistare casa.
Inoltre, si agevolano coloro che detengono mutui a tasso variabileindicizzato al tasso Bce (per i mutui a tasso variabile ordinari in realtà la mossa dell’Eurotower non cambia molto), che vedranno le prossime rate assottigliarsi, oltre a coloro che sceglieranno di stipulare nel prossimo futuro dei mutui a tasso fisso. Anche se a questi ultimi è consigliata la prudenza, e un orizzonte temporale non troppo lungo: se i tassi sono al minimo, infatti, non potranno che risalire.
Ma Draghi ha attuato anche un’altra mossa, che probabilmente avrà fatto storcere il naso non a pochi se è vero che non è stata approvata all’unanimità. La decisione, cioè, di acquistare Asset Backed Securities (ovvero, titoli garantiti da mutui privati o societari) per il valore di 500 miliardi di euro in tre anni nell’Eurozona. Questo in sostanza significa un ulteriore boccata di ossigeno per la liquidità delle banche con conseguente maggiore (teorica) disponibilità nella concessione di finanziamenti.
Secondo Codacons, dal punto di vista dei privati cittadini italiani, la decisione della Bce produrrà a regime effetti seppur di piccola entità, e comporterà un risparmio che dovrebbe andare dai 65 euro all’anno per chi ha un mutuo da 100.000 euro a 30 anni, ai circa 97 euro per un mutuo da 150.000 euro a 25 anni. Importo che ovviamente cambia a seconda dell’entità del mutuo, dell’ammontare residuo e della durata del finanziamento.
Per quanto, tuttavia, si possa cantar vittoria per la mossa della Bce, Draghi ha avvertito a chiare lettere che nessuno stimolo monetario potrà reggere se non saranno attuate riforme strutturali radicali che portino alla crescita.
Un monito che sembra fatto su misura per l’Italia, che ha appena licenziato il Decreto Sblocca Italia, dal quale molto ci si attendeva sul fronte casa ma poco per ora si è visto.
Se infatti, da un lato, si incoraggiano gli interventi di ristrutturazione e di edilizia privata grazie a procedure burocratiche semplificate (come la semplice comunicazione dei lavori in Comune senza dover attendere il permesso a costruire, in caso di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che non modifichino la struttura dell’abitazione), dall’altro non si è rinnovato uno strumento come l’ecobonus, su cui molti contavano per avviare dei lavori di ristrutturazione domestica.
Se finora infatti era previsto un bonus ristrutturazioni sotto forma del 50% di detrazione fiscale della spesa (o del 65% nel caso di ristrutturazioni mirate all’efficientamento energetico), fino a un massimo di 96 mila euro, tale agevolazione – che ha determinato una spinta significativa nella richiesta di mutui per effettuare lavori di manutenzione casalinga - non è stata rinnovata dal Decreto Sblocca Italia, che ha invece rimandato la decisione all’approvazione della legge di Stabilità per mancanza di coperture.
Nel caso in cui queste non si dovessero trovare, le aliquote attuali non verrebbero confermate e l’agevolazione si ridurrebbe dal 1 gennaio 2015 al 40% (50% in caso di efficientamento energetico), e al 36% nei prossimi anni, come previsto originariamente dal decreto ministeriale n.41 del 18 febbraio 1998. Il che sarebbe un passo indietro, nonostante tutte le buone intenzioni di Draghi.
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