Mutui ex Inpdap; come funzionano
27 feb 2015 | 3 min di lettura | Pubblicato da Redazione M.
Anche nel 2015 sarà possibile ottenere mutui a condizioni particolari per gli iscritti all’Inps ex-Inpdap, l’istituto di previdenza riservato ai dipendenti pubblici. Vediamo quali sono le regole proposte quest’anno, specificando che i mutui disponibili sono destinati solamente all’acquisto della prima casa.
Innanzitutto, ovviamente, per potervi accedere bisogna essere dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminato, oppure pensionati con anzianità di iscrizione di almeno tre anni alla gestione unitaria autonoma delle prestazioni creditizie sociali. I prestiti richiesti possono durare dai 10 ai 30 anni, e non possono superare i 300 mila euro, incluse le pertinenze, e in ogni caso non possono andare oltre il valore della perizia dell’immobile. L’importo richiesto deve essere inferiore o uguale al prezzo della casa all’atto di compravendita. Con l’erogazione dell’importo, viene trattenuto uno 0,5% del totale del mutuo, per le spese di amministrazione. Restano fuori le spese per i professionisti: notaio, perito, iscrizione ipotecaria, e l’assicurazione per responsabilità civile che va obbligatoriamente stipulata e ha un valore minimo di 1000 euro. Inoltre è obbligatorio stipulare un’ipoteca “volontaria” di primo grado sugli immobili acquistati, del valore pari al doppio dell’importo ricevuto con il mutuo.
Per fare domanda bisogna compilare il modello fornito dall’istituto (maggiori informazioni qui), completo della documentazione da allegare, e inoltrarlo per via telematica all’ufficio Inps ex-Inpdap di competenza dal giorno 1 al giorno 10 di gennaio, maggio e settembre (questo avviene per ogni anno).
Tra i requisiti per fare domanda, è necessario che chi richiede il mutuo, così come i suoi familiari, non sia proprietario di nessun’altra abitazione sul territorio nazionale, salvi alcuni casi particolari, come quello in cui un proprietario di casa abbia dovuto lasciare l’abitazione a seguito di una separazione. Anche il figlio di un dipendente o pensionato pubblico può chiedere il mutuo per la propria prima casa, ferme restando le condizioni di cui sopra.
Se un iscritto all’Inps ex-Inpdap ma ha già stipulato un mutuo con un’altra banca, può chiederne la sostituzione con il mutuo riservato ai dipendenti pubblici in caso ne abbia i requisiti, e sempre nel caso in cui si tratti di utilizzarlo per l’acquisto di un immobile già esistente da utilizzare come prima casa.
Una volta presentata la domanda, si entra in una graduatoria (in caso esista un limite nel budget a disposizione dell’Ente) in base alla composizione del nucleo familiare e del reddito imponibile.
Tra i tassi di interesse in vigore abbiamo, per i mutui a tasso fisso, un 3,75% per tutta la durata del mutuo (valido tutti gli anni) e per quelli a tasso variabile un 3,50 per il primo anno, che si trasforma dalla terza rata in poi in un tasso pari all’Euribor a sei mesi (rilevato il 30 giugno o il 31 dicembre precedenti) calcolato su 360 giorni, più 90 punti base. I tassi possono però variare se ad erogare il mutuo sono delle banche convenzionate, e non l’istituto stesso.
La rata annuale, in ogni caso, non può superare la metà del reddito imponibile annuo della famiglia del mutuatario. In caso di mancato pagamento si applicano gli interessi di mora (due punti in più rispetto al tasso di interesse del mutuo). Se non si pagano due rate e gli interessi di mora, l’Inps ex-Inpdap può risolvere il contratto entro 90 giorni dalla scadenza dell’ultima rata.
Come per i mutui normali, è possibile surrogarli, rinegoziarli (in caso di grave malattia o di decesso) o sospenderli. In caso di morte, il mutuo può essere erogato al coniuge.
27 February 2015 di Floriana Liuni
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