Casa green, obbligati alla ristrutturazione (o forse no)
La direttiva case green è destinata a provocare una rivoluzione, dal costo salato, per i proprietari di casa. Sia per chi si accinge a comprare nuove abitazioni sia per chi già ne possiede, i nuovi obblighi europei sull’efficienza energetica imporranno delle scelte per i singoli governi che potrebbero avere un impatto economico rilevante.
In cosa consiste la direttiva
Si tratta in buona sostanza di un pacchetto di nuove regole sugli edifici e il loro inquinamento. Entro il 2028 le nuove costruzioni dovranno avere zero emissioni mentre quelli esistenti dovranno fare un salto di classe e arrivare a classe F entro il 2030 e almeno la classe E entro il 2033.
I due obiettivi della direttiva sono mirati a migliorare l’impatto inquinante delle case. Bisognerà dunque risalire le classificazioni previste che assegnano agli immobili la carta di identità energetica attribuendo lettere dell’alfabeto dalla A alla G. Nella classe G appartengono gli edifici più energivori.
Ecco nel dettaglio il calendario delle scadenze:
- gli edifici e le unità immobiliari pubblici e non residenziali dovranno, dunque, essere ristrutturati e migliorati almeno fino alla classe di prestazione energetica F al più tardi dopo il 1° gennaio 2027, e almeno fino alla classe E al più tardi dopo il 1° gennaio 2030;
- gli edifici e le unità immobiliari residenziali dovranno conseguire almeno la classe F entro il 2030 e almeno la classe E entro il 2033.
La direttiva ha fissato anche delle esenzioni per gli edifici storici, religiosi, case vacanza, piccole unità immobiliari (meno di 50 mq).
Gli edifici in Italia
Cosa significa? ItaliaOggi ha stimato che la direttiva sulle Case Green potrebbe richiedere interventi di ristrutturazione su circa 5 milioni di edifici in meno di 10 anni. Secondo la Commissione europea, gli edifici residenziali in Italia sono circa 12,2 milioni, di questi, il 15% fa parte della classe più inquinante, secondo le nuove classificazioni stabilite dalla direttiva (1,83 milioni). Inoltre, sempre secondo la nuova direttiva, gli edifici restanti vengono suddivisi in maniera proporzionale per ogni classe (circa il 12,5%). Nelle classi E e F individuiamo, quindi, rispettivamente circa 1,5 milioni di edifici. Il totale, quindi, si attesta sui 4,9 milioni di edifici per le classi E, F e G.
L’Italia ha già annunciato opposizione, ora si attende il passaggio del testo della direttiva in una fase negoziale dove si tenterà di ammorbidire e trovare soluzioni di maggior compromesso sui passi da seguire.
Dal Focus sull’efficienza energetica, presentato da Enea e Fiaip (federazione agenti immobiliare) il 16 marzo 2023, è emerso che il 70% degli immobili nuovi sono nelle prime due classi energetiche (A e B) - grazie alle quali si può ricorrere alla sottoscrizione di un mutuo green - così come si è rilevato un +10% rispetto al 2021 di immobili ristrutturati nelle migliori classi energetiche. Inoltre, il 56% del campione di circa 600 agenti immobiliari intervistati ritiene che nell’acquisto di un immobile ci sia la giusta consapevolezza dell’importanza dell’efficienza energetica, mentre il 58% ritiene che l’APE (Attestato di prestazione energetica) aiuti a orientare le scelte degli utenti verso immobili di migliore qualità energetica. Infine, per il 57% degli intervistati lo strumento del Superbonus 110% ha decisamente avuto un’influenza rilevante per la dinamicità virtuosa del mercato immobiliare.
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