Banche mutui quantitative easing

Quantitative easing da parte della Bce, tasso Euribor che va in negativo, Svizzera che abbandona il cambio fisso franco/euro. Come questi eventi macroeconomici, che sembrano così lontani da noi, influiscono sulla nostra vita, e in particolare sui nostri mutui?

Partiamo dal primo caso, quello della Banca centrale europea che, per bocca del governatore Mario Draghi, ha stabilito la scorsa settimana un allentamento quantitativo, o quantitative easing, da 60 miliardi di euro al mese, fino al settembre 2016. In altre parole, ogni mese, fino al termine stabilito, l’istituto di Francoforte acquisterà 60 miliardi di debito di Stato dei Paesi membri dell’Unione Europea, sostenendone così la posizione debitoria (anche se il rischio di tali investimenti per l’80% continuerà a pesare sui singoli Stati).

L’effetto di questa misura è che, essendo le banche le principali detentrici di titoli di debito, saranno queste ultime a ricevere un flusso di liquidità dalla Bce. Liquidità che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere destinata alle esigenze finanziarie di famiglie ed imprese. E quindi anche ad alleggerire le condizioni per i mutui di acquisto casa. Una maggiore disponibilità di finanziamenti, unita ad un costo del denaro molto basso – a causa dei tassi di interesse che, sempre a livello europeo, sono stati fissati ai minimi storici – dovrebbe quindi rendere possibile alle banche offrire condizioni più vantaggiose a chi stia per stipulare un mutuo, o a chi voglia rinegoziarne uno già in atto. In effetti gli spread bancari per mutui a tasso sia fisso che variabile sono compresi tra il 2 e il 3%; non si esclude che possano essere limati ulteriormente verso il basso.

Per quanto riguarda l’effetto dei tassi di interesse Bce, questi hanno un riflesso immediato sugli interessi dei mutui, che cresceranno meno impetuosamente, rientrando più comodamente nei limiti imposti dalle detrazioni, ad esempio, previste per gli interessi passivi dei mutui prima casa.

Per quanto riguarda il tasso Euribor, ad andare in negativo è stato nei giorni scorsi quello ad un mese che, insieme al tasso a tre mesi, costituisce uno dei parametri a cui sono agganciati i mutui a tasso variabile italiani. Si tratta, in altre parole, del tasso di interesse interbancario con scadenza ad un mese, sceso addirittura sotto lo zero, sebbene non di molto. Dato che il calcolo della rata di un mutuo a tasso variabile è rinnovato, appunto, di solito ogni mese, se l’Euribor mensile è negativo significa che l’interesse della rata del mutuo sarà addirittura inferiore allo spread (l’interesse coincide, infatti, col tasso Euribor a cui viene aggiunto lo spread bancario). A questo punto è difficile capire cosa accadrà davvero, perché appare poco probabile che le banche vogliano accontentarsi di interessi inferiori a quelli stabiliti dal contratto. E’ quindi bene che ciascun mutuatario vada a leggersi bene il proprio contratto di mutuo, per scoprire se siano stati posti dei limiti al ribasso dei tassi. In assenza di tali limiti, è meglio recarsi in banca e chiedere esplicitamente cosa stia succedendo ai tassi del proprio mutuo, onde evitare di doversi, poi, sentire truffati.

Da ultimo, esaminiamo il caso dei mutui eventualmente stipulati in franchi svizzeri da cittadini italiani, che ora devono affrontare una svalutazione dell’euro nei confronti del franco che va oltre il 20%. La Banca Nazionale Svizzera ha infatti deciso nelle scorse settimane di abbandonare il cambio fisso a 1,20 franchi per un euro, cosa che ha portato la divisa europea a precipitare di valore verso la parità 1 euro/1 franco. Questo significa che eventuali mutuatari italiani che, avendo uno stipendio in euro, dovranno rimborsare un mutuo in franchi svizzeri, dovranno ora rimborsare il 20% in più.

30 January 2015 di

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