Affitti brevi vs locazioni tradizionali: dove si guadagna di più
15 gen 2025 | 3 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Gli affitti brevi rappresentano una fetta importante delle locazioni, soprattutto nelle città turistiche. Ma quali sono i numeri reali? E quanto conviene affidarsi a piattaforme come Airbnb piuttosto che optare per contratti tradizionali? Le risposte arrivano da un report dell’Agenzia delle Entrate.
I canoni tradizionali
Lo scenario degli affitti tradizionali cambia di città in città. I contratti ordinari transitori, quelli con durata inferiore a un anno, hanno un peso significativo a Firenze, dove costituiscono il 30% del totale. A Venezia sono quasi il 17%. A Napoli, Palermo, Roma e Torino, invece, la loro quota resta sotto il 5%.
Le due città più popolose, Roma e Milano, mostrano notevoli differenze. Nella Capitale, ma anche a Genova, si osserva una prevalenza di contratti agevolati, in particolare concordati. A Milano sono i contratti ordinari di lungo periodo e transitori che guidano il mercato, come avviene anche a Bari, Bologna e Firenze. Le città di Napoli e Palermo hanno una composizione molto simile, con una ripartizione più o meno equa tra i contratti ordinari e agevolati. Sia a Torino sia a Venezia prevalgono le locazioni residenziali con contratti ordinari, ma a Venezia la quota preponderante è di natura transitoria.
Guardando al canone medio annuo, nel 2023 (l’anno a cui si riferisce lo studio), il dato più elevato si registra a Firenze, con 15.412 euro. Seguono Milano, con 12.869 euro, Roma con 11.394, Venezia con 10.712 euro. Scorrendo la classifica si arriva fino alla più economica tra le dieci grandi città italiane analizzate: a Palermo il canone annuo è di 5.920 euro.
L’avanzata degli affitti brevi
Vediamo adesso il confronto con le locazioni brevi. “Il numero di residenze offerte – spiega l’Agenzia delle Entrate - risulta piuttosto elevato e in alcune realtà, come Firenze e Venezia, di dimensione analoga al flusso dei nuovi contratti registrati”.
Tradotto: nel capoluogo veneto e in quello toscano, il numero delle case proposte su Airbnb è simile a quello degli appartamenti affittati in modo ordinario. A Venezia il pareggio è praticamente raggiunto (6.880 affitti brevi contro 7.000 alloggi con contratti transitori o di lungo periodo); a Firenze c’è ancora un po’ di margine (11.000 contro 14.000).
Com’è fisiologico, in città più grandi come Roma, Napoli e Milano, la locazione tradizionale è ancora preponderante. Ma il fenomeno è comunque enorme. Basti pensare che nel capoluogo campano le locazioni brevi (8.000) sono arrivate a essere la metà di quelle residenziali.
Quanto si guadagna?
Ma perché ci si trasferisce in massa verso gli affitti brevi? La risposta è banale: perché spesso fanno guadagnare di più, permettendo così di mettere a reddito un immobile o di pagare un mutuo. L’incasso varia molto da città a città. Palermo, Napoli e Bari offrono i prezzi più bassi, mentre la media per Firenze, Roma e Venezia supera i 200 euro per notte.
Di conseguenza, molto diversi sono gli incassi annuali. Un alloggio offerto in affitto breve rende in media 6.500 euro lordi l’anno a Bari, poco più di 8.000 euro a Napoli e circa 9.000 euro a Palermo. A Milano si arriva a circa 12.000 euro l’anno. A Roma l’incasso sfiora i 20.000 euro (cioè quasi il doppio rispetto al canone medio annuo). A Firenze un affitto breve rende circa 23.000 euro lordi. Ancora più netta è la differenza a Venezia, dove l’incasso medio è di 26.000 euro.
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