Il dilemma del tasso fisso e variabile
Pubblicato il 23 October 2013
Quelli attualmente in vigore sono tassi d'interesse che parlano chiaro: in questo momento è più conveniente un mutuo a tasso variabile che uno a tasso fisso. Nonostante questo, è bene fare valutazioni più accorte nel momento in cui si decide di chiedere un mutuo, cercando comunque di tararlo sulla base del proprio reddito, dell'importo richiesto e della durata del rimborso. Questo per essere sicuri di fare una scelta giusta e, soprattutto, in tempi difficili come questi, oculata.
Va ricordato comunque che, con la propria banca, esiste pur sempre la possibilità della rinegoziazione del mutuo oppure del suo trasferimento presso altro istituto di credito, trasferimento attuato tramite la surroga del mutuo. In entrambi i casi, in genere, si allunga l'ammortamento del contratto, con la conseguente riduzione dell'importo delle rate. Non si riduce la spesa, insomma, ma la stessa può diventare più sostenibile.
Per quanto riguarda l'attualità più stretta, il Taeg medio del mutuo a tasso fisso è al 6,4%: questo significa che, in caso di mutuo da 100 mila euro a 20 anni, la rata mensile sarà da circa 740 euro, per uno a 30 anni la rata sarà da circa 620 euro.
Per quanto concerne i mutui a tasso variabile adesso il Taeg medio è al 3,3% per un mutuo a vent'anni da 100mila euro, ed è al 3,5% per un mutuo a trent'anni: le rate dunque saranno rispettivamente da 570 euro circa e da 450 euro circa.
Con gli attuali numeri, dunque, la convenienza è decisamente dalla parte del mutuo a tasso variabile. Va però ricordato che l'indice Euribor, cioè il parametro principale per questo tipo di finanziamenti, è destinato a cambiare nel corso del tempo: se ora è praticamente al minimo, in futuro potrebbe risalire. Per questo gli analisti consigliano, per chi riesce a ottenerlo dalla propria banca, il mutuo a tasso fisso: soprattutto perché la rata non va oltre il terzo del proprio reddito mensile, visto che esiste la certezza che non ci saranno aumenti dei costi. Un mutuo a tasso variabile, invece, è più indicato per chi non abbia bisogno di eccessiva liquidità o comunque per chi riesca ad arrivare a una rata che sia al massimo il 20% del proprio reddito mensile con una durata del rimborso che non superi i vent'anni (meglio ancora se la durata è più breve). In questo modo si evita che i possibili rialzi futuri del mutuo a tasso variabile superino i risparmi che si potrebbero accumulare sulla rata rispetto a un mutuo a tasso fisso e che, di conseguenza, rischino di intaccare troppo il reddito.
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Il profilo dell'autore
Franco Canevesio Franco Canevesio, genovese, è giornalista professionista specializzato in economia e Borsa.
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