Le destinazioni migliori per i nomadi digitali
AirBnB collabora con le amministrazioni locali
Pubblicato il 29 July 2022
Chiamatelo smart working, lavoro da remoto o nomadismo digitale. Una cosa è certa: dopo la pandemia l'organizzazione è diventata più flessibile. Alcune società hanno già annunciato che i dipendenti potranno lavorare da dove preferiscono, sempre e senza vincoli. Una tra di esse è AirBnB.
La compagnia sta però facendo anche altro: intende collaborare con le amministrazioni locali per promuovere degli hub capaci di attirare i lavoratori da remoto.
Le venti destinazioni ideali
Così ha selezionato venti località, città e regioni in giro per il mondo che, oggi e in prospettiva, sono e diventeranno a misura di smart working.
Due sono italiane: Brindisi e il Friuli-Venezia Giulia. Per rimanere in Europa, ci sono le Isole Canarie (in Spagna), Lisbona (in Portogallo), Malta, le zone rurali della Francia e l'area di Salzkammergut (in Austria). Tra le 20 destinazioni ideali ci sono anche Baja California Sur (Messico), Bali (Indonesia), Buenos Aires (Argentina), Caraibi, Città del Capo (Sudafrica), la Colombia, la Thailandia, Dubai, Città del Messico, il Queensland (Australia) e tre città statunitensi: Palm Springs (in California), Tampa Bay (in Florida) e Tulsa (in Oklahoma).
Viaggi, lavoro, soggiorni più lunghi
Le scelte di AirBnB si basano anche sui dati che la piattaforma riesce a raccogliere in base alle scelte dei viaggiatori. Circa un ospite su cinque afferma di aver utilizzato AirBnB per lavorare da remoto mentre viaggiava nel 2021. Una tendenza che si starebbe rafforzando nel 2022.
Lo conferma un indizio: tra gennaio e marzo i soggiorni di lunga durata – più che raddoppiati rispetto al primo trimestre del 2019 - hanno toccato i massimi storici. Si sfrutta quindi l'opportunità di lavorare da remoto, prolungando la propria permanenza in luoghi lontani dall'ufficio o dalla propria abitazione principale.
Si tratta di una scelta già fatta da milioni di persone. E se – come prevede AirBnB – dovesse ulteriormente rafforzarsi, i lavoratori da remoto o i nomadi digitali rappresenterebbero una spinta alle economie locali, come ha sottolineato anche una ricerca dell'Harvard Business School. Un nuovo stile di lavoro potrebbe cambiare il mercato immobiliare, e quindi quello dei mutui, e attivare nuove attività imprenditoriali e persino creare “cluster tecnologici” in tutto il mondo.
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Il profilo dell'autore
Paolo Fiore Giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.
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