Istat: Italia paese di proprietari
31 lug 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
3,6 milioni di famiglie pagano il mutuo
È un'Italia di proprietari di case quella che viene fuori dalla fotografia scattata dall'Istat sulla situazione di famiglie, abitazioni e patrimonio immobiliare. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, infatti, nel 2018 più del 70% delle famiglie residenti, pari a quasi 19 milioni di famiglie, vive in case di proprietà, mentre il 20% circa vive in case in affitto o in sub-affitto, e un 10% vive in abitazioni per cui risulta avere titolo di usufrutto o altro.
Nelle Isole ci sono più proprietari (75%). A livello territoriale, i proprietari di case risultano, secondo Istat, più diffusi nelle Isole, visto che sono il 75% delle famiglie; al sud, invece, è molto diffuso l’usufrutto, scelto dal 13,2% dei nuclei famigliari, mentre la media della proprietà scende al 68,3%. Al Nord va meno l'usufrutto (7%) e più l'affitto, che risulta più comune (27,7%) tra le famiglie che risiedono nel centro delle aree metropolitane, a scapito della proprietà, inferiore alla media (65%). La spesa media di affitto, a livello nazionale, è di 399 euro mensili: è più alta nel Centro (461 euro) e nel Nord Italia (420-425 euro tra Nord-ovest e Nord-est) rispetto al Sud (316 euro) e alle Isole (309 euro).
3,6 milioni di famiglie pagano il mutuo. Sempre Istat evidenzia che in Italia pagano un mutuo, soprattutto mutuo prima casa, circa 3,6 milioni di famiglie, ossia il 19,2% dei nuclei italiani: la quota è maggiore nel Nord (24,9% nel Nord-ovest e 22,3% nel Nord-est), seguito dal Centro (20,7% delle famiglie). Più distanti il Sud (10,8%) e le Isole (11,6%). Per le famiglie che lo sostengono, dice l'Istat, il mutuo rappresenta un esborso pari, in media, a 565 euro al mese.
Tra le famiglie che vivono in una casa di proprietà, il 16,1% di quelle che pagano il mutuo prima casa risultano essere in povertà assoluta, mentre il 19,4% sono famiglie non povere. La rata media effettiva è di 452 euro mensili per le famiglie povere e di 569 euro per quelle non povere.
In 15 anni il valore dello stock abitazioni è salito del 76%. Gli ultimi dati relativi al valore del patrimonio immobiliare riguardano il 2017. Tra il 2001 e il 2016, il valore nominale dello stock di abitazioni è cresciuto del 76% ed è passato da 3.268 a 5.738 miliardi di euro. Fino al 2008, sostiene Istat, la dinamica è stata molto sostenuta, con incrementi medi del 9% annuo. La crisi ha colpito e, fra il 2008 e il 2011, la crescita è stata decisamente più contenuta, nel raggio del +1,6% l'anno, in media. A partire dal 2012 si nota una ripresa, che ha determinato la riduzione del valore medio delle case e la contrazione del valore della ricchezza abitativa, scesa, nel 2017, del 9% rispetto a quella del 2011, con un calo medio dell’1,4% annuo.
Le famiglie proprietarie hanno l'81% del valore del patrimonio residenziale. Nel 2017, le famiglie consumatrici risultano essere proprietarie dell’81% del valore complessivo del patrimonio residenziale: unità residenziali usate come abitazione principale o comunque a disposizione delle famiglie come seconda casa, soprattutto casa per le vacanze. Le società non finanziarie risultano proprietarie più o meno del 6% del valore totale, le pubbliche amministrazioni detengono meno del 2% e le società finanziarie restano al di sotto dell’1%, nonostante il ruolo dei fondi immobiliari.
Nel 2017 il valore delle abitazioni era la metà della ricchezza del settore. In Italia, il patrimonio immobiliare residenziale costituisce comunque una parte molto rilevante della ricchezza delle famiglie. Il valore dell’insieme delle abitazioni, nel 2017, costituiva quasi la metà (il 49,2%) della ricchezza totale di questo settore. Quote più contenute riguardano gli immobili non residenziali (il 7%, nel 2017) e altre attività non finanziarie che pesano per il 3%. Il resto della ricchezza di ogni famiglia è costituito, per il 14% da una componente finanziaria che include risparmio gestito (fondi comuni, riserve tecniche assicurative e fondi pensione), per un 13% da depositi e, per il 10%, da azioni e partecipazioni.
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