Il Codacons denuncia le banche: si può fermare la discesa dell’Euribor?
8 ott 2015 | 2 min di lettura | Pubblicato da Francesca L.
Pubblicato il 8 October 2015
È di qualche giorno fa la notizia che il Codacons (l’organo di Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) ha annunciato di voler presentare un esposto a tutte le procure del nostro Paese (circa 104 in totale) contro alcuni istituti bancari, per via di particolari clausole inserite nei contratti per la stipula di mutui che andrebbero ad annullare le circostanze positive per i richiedenti dovute alla forte discesa dell’Euribor.
In questi ultimi mesi infatti l’Euribor, e cioè l’indice per calcolare il tasso di interesse sulle varie rate mensili dei mutui, è sceso a livelli particolarmente bassi, addirittura sotto lo zero. Ricordiamo che lo scorso 14 settembre 2015 quello a tre mesi ha toccato un nuovo minimo storico, posizionandosi a quota -0,038%. Non solo, gli analisti affermano che ci si può attendere un'ulteriore flessione nei prossimi mesi. Queste circostanze porteranno numerosi benefici a tutti coloro che intendono richiedere un mutuo prima casa adottando la formula a tasso variabile in quanto l’Euribor si andrebbe a sottrarre allo spread, che rappresenta la quota fissa stabilita dalla banca.
Se da un lato c’è il Codacons che intende prendersi cura degli interessi dei consumatori, dall’altro ci sono le banche che si trovano a dover fare i conti con una discesa dell’Euribor così rapida e che quindi si trovano a dover dover fronteggiare una situazione piuttosto delicata. Ecco perché molti istituti hanno preso la decisione di inserire nei contratti di mutuo a tasso variabile, a partire dal passato febbraio 2015, la famosa clausola anti-Euribor necessaria a definire e individuare un valore minimo del tasso di interesse che non vada a incidere troppo duramente sullo spread.
Va detto che si tratta di un provvedimento largamente adottato anche in altri Paesi dell’Eurozona il cui scopo è quello di non azzerare il ritorno dei vari istituti che, contrariamente, si ritroverebbero a non avere più risorse adeguate per sostenere le numerose spese di gestione ed i costi relativi, ad esempio, al personale.
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