Si lavora per l'obiettivo dell'inflazione al 2%
Mutui: buone notizie anche per il 2019
Quando scatteranno gli annunciati aumenti dei tassi di interesse, che influiranno inevitabilmente anche sul costo dei mutui? Questa domanda è diventata ormai un leit-motiv nelle cronache politiche ed economiche di tutta Europa. Non si tratta di una questione di mera teoria finanziaria, ma di un fenomeno destinato a impattare immediatamente sulla vita dei cittadini e delle imprese.
La politica monetaria definita dalla Banca centrale europea è infatti volta a riportare l’inflazione a un livello prossimo al 2%. L’istituto di Francoforte negli ultimi anni ha messo in campo una serie di misure espansive senza precedenti, dal Quantitative easing (Qe) all’azzeramento dei tassi di rifinanziamento.
Ciò ha lentamente portato a una ripresa dell’economia dell’Unione europea, lasciando presagire una stretta sulla politica monetaria (rialzo dei tassi) fino a qualche tempo fa prevista dal consensus entro la fine del 2019. Tuttavia nell’ultimo trimestre l’economia del vecchio continente ha subito un rallentamento che non ha risparmiato nessuno. Inclusa l’Italia, le cui previsioni di crescita del Pil per l’anno 2019 sono state ridotte allo 0,2% dalla Commissione europea. Anche il tasso di inflazione nell’area Ue, tornato a livelli prossimi al 2% nel periodo compreso tra maggio e ottobre 2018, ha subito una decisa flessione, attestandosi all’1,6% a novembre e all’1,4% a dicembre.
Tutto ciò potrebbe indurre la Bce ha rinviare l’atteso giro di vite sui tassi. Nella riunione dello scorso 25 gennaio il Consiglio direttivo, presieduto da Mario Draghi, ha lasciato invariati i tassi attuali (0,00% sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e -0,40% sui depositi presso la banca centrale), confermando che non ci saranno modifiche «almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine».
È ancora difficile prevedere cosa farà la Bce, dal momento che il mandato di Draghi si concluderà il 31 ottobre 2019 e molto dipenderà da chi verrà dopo. Secondo gli analisti, tuttavia, è possibile che il peggioramento della congiuntura economica farà slittare il rialzo dei tassi al 2020.
Ciò vuol dire che chi è intenzionato ad acquistare un immobile nei prossimi mesi sottoscrivendo un mutuo, sia esso a tasso fisso oppure variabile, può stare relativamente tranquillo. Le condizioni di mercato dovrebbero restare ancora favorevoli, nonostante i leggeri rincari degli spread già applicati alla fine dello scorso anno dalle banche. Secondo i dati dell’ultimo bollettino Abi, il tasso medio sui nuovi mutui concessi nel mese di dicembre per l’acquisto di abitazioni è risultato pari a 1,94%, contro l’1,91% di novembre. Si tratta di valori di poco superiori al minimo storico dell'1,79% toccato nel luglio 2018, ma comunque ancora lontanissimi dai livelli pre-crisi (5,72% a fine 2007).
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